IL TURISMO CULTURALE
Per la stragrande maggioranza delle persone, Tanzania significa safari, lo so, ed è normale. La Tanzania, però, come tutti i paesi, ha anche un aspetto culturale che varrebbe davvero la pena di approfondire.

Ritagliandosi un paio di giorni ad Arusha si possono fare scoperte interessanti. Innanzi tutto è possibile gustare la cucina locale in alcuni dei tanti ristorantini disseminati in tutta la città, da quelli molto accoglienti e intimi dove si mangia adagiati su divani adornati con morbidi cuscinoni a quelli più spartani da un punto di vista decorativo, ma con proposte culinarie Tanzaniane originali e gustose. O ancora posticini cintati da alti muri, difficili da scovare, che la sera propongono scatenate band di Bongo Flava, la musica più gettonata sia dai giovani tanzaniani sia dai meno giovani.
I progetti di turismo culturale organizzati dalle comunità locali sono numerosi
Possono prendere da poche ore a qualche giorno e hanno un risvolto molto positivo: un’opportunità di lavoro per le persone del posto.
Le escursioni sono a tema e ci sono diverse opportunità: un giorno con i Waarusha, i Maasai agricoltori, o i Wameru, una tribù di origini bantu originaria dei territori che circondano il Monte Meru, o ancora un tuffo nella medicina tradizionale Maasai, senza dimenticare i diversi tour del caffè che propongono una giornata alla scoperta del favoloso caffè di montagna coltivato nell’area del Kilimanjaro, dalla raccolta alla tostatura.

I pranzi sono spesso preparati dalle donne del villaggio e l’eventuale pernottamento organizzato presso gli abitanti locali o addirittura in un boma Maasai.
È facile capire come queste esperienze siano un’opportunità per scoprire aspetti della Tanzania normalmente sottovalutati, ma di grande interesse. Perché perderseli