Tra le tante opportunità che ci sono per comprendere l’anima tanzaniana troviamo anche piccole cose, a prima vista banali, ma in realtà molto significative.
Tra queste bisogna sicuramente includere i kanga.
Aggirandosi per le strade di qualunque città o villaggio non si possono non notare perché le donne tanzaniane li indossano sopra i vestiti: sono panni multicolore a tinte spesso accese. D’istinto vien da pensare al nostro grembiule. Errore. Il kanga è molto diverso e molto di più.
Innanzi tutto vengono sempre venduti in coppia, due identici. Si mettono sulle spalle o in vita o si usano per raccogliere e contenere le capigliature ribelli (ci vorrebbe un articolo a parte per coprire tutti i modi che le donne tanzaniane usano per tenere i capelli sotto controllo); quello più pesante si chiama kitenge (pron. chitenghe).
L’origine di questa vera e propria usanza risale al 1800 e a Zanzibar, ma in seguito si è diffusa in tutta l’Africa Orientale.
Vediamo di capirci qualcosa. I due panni, quadrati o rettangolari, sono, come dicevo prima, venduti insieme: il colore e la stampa vengono scelti accuratamente in base a significati precisi. I disegni più comuni sono i geometrici, ma non mancano animali o addirittura personaggi pubblici.
Ispezionando con occhio più attento si nota distintamente un bordo che incornicia la parte centrale, all’interno della quale è stampata una frase in swahili: un proverbio o un augurio, e magicamente il kanga si trasforma nel regalo perfetto per passare un messaggio.
I tanzaniani sono famosi per i loro proverbi e li sfoggiano di continuo, quindi si capisce come queste stoffe, all’apparenza insignificanti, assumano una valenza più profonda.
Considerato il costume nazionale, diventa identificativo e unificante.
Le fantasie sono davvero bellissime e io ne ho comprata una quantità spropositata. Cosa me ne faccio? A parte l’uso canonico al mare come parei, li ho anche sparsi in tutta la casa come tovaglie, coperture o copertine leggere per il pisolino pomeridiano della domenica.
Ci sono molte forme per esprimere il proprio senso di appartenenza: per le donne tanzaniane questa antica usanza è una di quelle forme.